giovedì 28 marzo 2013

Le ragazze di Kabul

Non ci crederete eppure rieccomi qui, dopo pochi giorni , con un' altra recensione. Se notate qualche errore, per favore non fateci caso, è tardi e io volevo assolutamente postare.

Autore: Roberta Gately
Titolo: Le ragazze di Kabul
Editore: Newtpn Compton Editore  -Gli Insuperabili.
Pgine: 325

Trama

Due destini che si incrociano, sulle labbra il colore rosso della passione. Elsa è americana, ha ventidue anni e fa l'infermiera in un piccolo villaggio dell'Afghanistan. Ogni giorno i suoi occhi vedono povertà, dolore, orrore e devastazione. Ma Elsa è una donna coraggiosa e ostinata e continua a lavorare senza sosta. Si adatta ai costumi locali e indossa il burqa, senza però rinunciare alla sua grande passione: il rossetto. Nascosta sotto abiti pesanti, Elsa ogni mattina continua a colorare le sue labbra. Rosso ciliegia, malva, rosa, sfumature che l'aiutano a sorridere e ad andare avanti, anche quando la legge sanguinaria dei talebani arriva nel suo villaggio. Parween è una giovane e ribelle afgana, che come Elsa non si piega alla repressione del regime. I talebani le hanno ucciso il marito e lei vuole vendetta. Sarà proprio un rossetto, ritrovato per caso dopo la spaventosa esplosione di un autobus, a farle incontrare. È l'inizio di un'amicizia che cambierà per sempre la vita di entrambe.

Opinione personale

Mamma mia che bel libro! Meno male che esistono libri così…libri che compri senza quasi sapere perché, e  poi, una volta finiti  di leggerli,  ti accorgi che ti hanno sorpresa. La trama è resa molto bene, scritto in modo scorrevole, senza troppi paroloni  complicati, pur trattando spesso argomenti medici. Buona l’idea di dividere il libro in  parti: si ha proprio l’idea, in questo modo, che la storia ‘si evolva’, in tutti i sensi.  I personaggi hanno tutti una loro personalità, e l’ambientazione è stata davvero curata. Si sente che l’autrice non si è solo documentata ma ha  vissuto sulla sua pelle esperienze simili a quella trattata. E si capirebbe anche se non lo avesse scritto nelle note a fine libro. Solo nelle prime pagine  la storia è un po’ più lenta, ma poi si riprende, fino ad arrivare ad un finale  che ti lascerà col fiato sospeso fino all’ultima riga.  Quello che mi ha colpito maggiormente, però, è stato come l’autrice abbia reso bene i pensieri, gli usi e costume dell’Afghanistan. Come ne abbia colto la personalità e l’essenza. Per certi versi, anche se non allo stesso livello, mi ha ricordato ‘Il cacciatore di aquiloni’ di Hosseini  Ho scoperto , leggendo questo libro, che mi piace leggere storie ambientate in questa terra bellissima, ma altrettanto martoriata, tant’è vero che ho notato che in libreria  c’è un altro libro di quest’autrice e sto pensando di comprarlo. Vedremo. Piccola postilla finale che vorrei fare ai traduttori dei libri, soprattutto della Newton Compton. Potreste tradurre i titoli dei libri un po’ più fedelmente? Il titolo del libro in originale è ‘Lipstick in Afghanistan’(Rossetti in Afghanistan’). ‘Le ragazze di Kabul’, non è proprio il massimo della traduzione. Uno perché la storia non  è ambientata a Kabul bensì a Bamiyan, due perché veramente a fare da sfondo a tutta la storia sono i rossetti. E’ il rossetto, simbolo di femminilità per eccellenza, a portare avanti  le fila della storia. E’ questo piccolo oggetto, che ogni ragazza o donna porta con sé, ad unire due ragazze tanto diverse.

Citazioni 

‘Aveva sorriso alla propria immagine come se la vedesse la prima volta. Il rituale stesso di indossare il rossetto, darsi quel morbido colore sulle labbra e stringerle per stenderlo in modo uniforme ,e, infine guardarsi allo specchio ,l’aveva affascinata’

‘Sua cugina aveva estratto un vecchio tubetto che conteneva una specie di cera colorata e gliel’ aveva applicata sulle labbra e quando lei si era guardata di nuovo allo specchio, e si era vista le labbra ravvivate da un lucido rosso, non era riuscita a contenere la gioia . si era sentita grande e bella come le donne che si accalcavano attorno alla sposa, ed era affascinata dall’ immagine a cui il trucco aveva dato vita’


Nessun commento:

Posta un commento