venerdì 19 luglio 2019

5 cose che... #3

Salve lettrici e lettori, come va?
So che ultimamente non sono stata molto presente sul blog, ma a parte varie ed eventuali che conto sempre di raccontarvi in un post chiacchiericcio presto o tardi, c'è anche da dire che non è che sto leggendo molto, anzi, diciamo quasi niente che facciamo prima. Non è un vero e proprio blocco del lettore, più che altro leggo a rilento, con calma. E per come stanno andando le cose, contando che è anche estate, non voglio forzare le cose e ne la prendo come viene. Quindi uno dei motivi per cui il blog è vuoto è  questo.
Ma bando alle ciance , oggi sono qui per una nuova puntata di ' 5 cose che'. Non è una rubrica che posto spesso, ma  non volevo lasciare troppo vuoto il blog dopo la recensione di mercoledì, e dato che l'argomento m'ispirava, ho deciso di approfittarne. Il tema è ' 5  libri che tutti dovrebbero leggere nella vita.'. Devo avvertirvi che quelli che troverete qui sotto, sono i primi 5 libri che mi sono saltati in mente, e sicuramente me ne sono dimenticati un paio che adoro..pazienza. Ma sono tutti titoli che farei leggere a chiunque.


Il delfino di Sergio Bamarén: libro piccino picciò, un centinaio di pagine o meno, ma carico di significato. Suggeritomi per caso, me ne sono letteralmente innamorata. Per gli amanti del genere è una sorta di ' Il gabbiano Jonathan Livingston'. Davvero intenso.


L'abito di piume di Banana Yoshimoto: di quest'autrice ho letto parecchi libri, ma fra tutti  quelli che ho letto, per il momento trovo che questo sia il più dolce e delicato. Un libricino  che racconta di come ' a casa' si possa guarire da tutto. Anche dal mal d'amore. Splendido.


Ci proteggerà la neve di Ruta Sepetys:  Per chi ama le storie che parlano della seconda guerra mondiale ( in particolare questo parla de  L'affondamento della Gustloffè ), questa è una lettura davvero obbligata. Con un linguaggio davvero scorrevole e semplice, l'autrice ci racconta di come la guerra possa spegnere tutte le emozioni e i colori. Davvero toccante


Miracolo in una notte d'inverno di Marko Leino: Questo libro è una rivisitazione della leggenda di Babbo Natale ( più di Santa Klaus, forse), ed é di un intensità,  così carico di sentimenti e  di significato che porta in se il sapore delle favole che ci raccontava la nonna da bambini, prima di addormentarci. Da leggere assolutamente.



L'usignolo di Kristin Hannah: Altro libro che suggerisco, nonostante la mole be più corposa rispetto agli altri libri che vi ho suggerito, ma che divorerete tutto d'un fiato, credetemi. Anche questo è ambientato nella Seconda Guerra Mondiale, e parla del coraggio straordinario di due donne durante la guerra. Di quello che hanno perso, e di quello che hanno trovato. Non ci sono parole. Bellissimo.



Exxo qui, queste so le mie letture ' che tutti dovrebbero leggere'. Ho cercato di non essere scontata e di citare libri che in passato o nono ho nominato affatto, o comunque poco. Spero che vi siano piaciuti. Fatemi sapere con un commento, magari. Un bacione.




mercoledì 17 luglio 2019

Recensione - L'inverno di Giona-


Autore: Filippo Tapparelli

Titolo: L'inverno di Giona

Casa Editrice: Mondadori

Collana: Scrittori Italiani e stranieri

Pagine: 190

Genere: Romanzo italiano

Formato: e.book.






Trama:

Siamo su una montagna ostile, fa molto freddo. Giona non ha ricordi. Ha poco più di quattordici anni e vive in un villaggio aspro e desolato insieme al nonno Alvise. Il vecchio, spietato e rigoroso, è l'uomo che domina il paese e impone al ragazzo compiti apparentemente assurdi e punizioni mortificanti. In possesso unicamente di un logoro maglione rosso, Giona esegue con angosciata meticolosità gli ordini del vecchio, sempre gli stessi gesti, fino a quando, un giorno, non riesce a scappare. La fuga si rivelerà per lui un'inesorabile caduta agli inferi, inframmezzata da ricordi della sua famiglia, che sembrano appartenere a una vita precedente, e da apparizioni stravolte. In un clima di allucinata sospensione temporale, il paese è in procinto di crollare su se stesso e la terra sembra sprofondare pian piano sotto i piedi del ragazzo. La verità è quella che appare? Solo un decisivo cambio di passo consentirà al lettore di raggiungere la svolta finale e comprendere davvero che cos'è l'inverno di Giona. Filippo Tapparelli, qui al suo esordio letterario, ha scritto un giallo onirico lontano da virtuosismi stilistici e intriso di atmosfere di perturbante ambiguità, descritte con potenza evocativa.

Recensione:

"Non ti ho mai conosciuto davvero, padre. Uomo sparito, fantasma di un fantasma. Hai carne di vento, pelle di nebbia. Non ti riconosco eppure sei me centomila volte al giorno." 


'

Dopo aver abbandonato la lettura di 'Le sette morti di Evelin Hardcastle', che ho lasciato perché noioso e lentissimo, ( ma credo che lo finirò prima o poi),lo stesso gruppo di lettura che ha suggerito il titolo di Turton,  ha poi proposto ' L'inverno di Giona', come lettura di gruppo successiva.  In un primo momento non volevo saperne, poi però ho letto la trama e non mi era sembrato male, e visto che aveva poche pagine  e che  ho trovato l'e.book in offerta, mi son detta ' Proviamo'.
 Ho iniziato a leggerlo per caso e....dopo la prima pagina ero già stregata.  Anzi diciamo che sono stata trascinata dentro al vortice del libro. Leggere 'L'inverno di Giona' è un esperienza strana e intensa, per nulla facile e a  tratti doloroso.   A metà  fra l'onirico e il giallo, Tapparelli ci racconta la storia di Giona e del suo paese, del suo rapporto con il nonno Alvise, e come le tre cose sussistano  fra loro in un delicato equilibrio.  Un equilibrio che s spezza appena il protagonista si ribella , ed esce dalla routine di tutti i giorni.  Ci presenta uno spazio sospeso nel tempo e personaggi davvero singolari e strani.  Intenso, quasi da far male , l'autore ci porta, attraverso uno stile lineare ma  forbito,   a scoprire non tanto la vera natura di Giona, ma la nostra.  Ci spinge a guardare noi stessi, a quello che siamo , a scavare dentro di noi  per capire   perché siamo arrivati ad essere quello che siamo.  Facendo un azzardo definirei il libro di Tapparelli , un romanzo di formazione, e non mi sorprende che abbia vinto un concorso importante come  Il Premio Calvino  nel 2018.  Durante la lettura, inizialmente vorremo solo sapere della sorte del protagonista e cercheremo un senso logico a tutte i fatti strani che ci troveremo ad affrontare, di capire veramente dove l'autore voglia andare a parare... e non è detto che all'ultima pagina la troveremo . Devo dire che questo libro è stato davvero una piacevole scoperta, Amo il modo delicato in cui Tapparelli ha saputo trattare temi delicati quali l'assenda di affetto, la colpa e di come  ne sia riuscito a parlarne senza risultare falso o  banale, ma donandogli, al contrario, forza e realismo.  A meno che non ci siano eclatanti colpi di scena direi che questa sarà la miglior lettura dell'anno.

Citazioni:

“È così tanto tempo che tengo la testa chinata a cucire che mi sembra di non averla mai avuta sollevata. Vivrò il resto dei miei giorni a rimirarmi le punte dei piedi. Imparerò tutto sulle ginocchia, sui sassi e sui pavimenti degli scantinati…”

'' Ricordo le cose che faccio e come devo farle, ma non il momento in cui ho imparato le più importanti, Quando mi sono fatto male per la prima volta e non ho pianto. Vivo in un tempo fermo dove i ricordi non esistono, dove non esiste un prima. ''

Consigliato: Assolutissimamente si.

Voto: 9